IL TIMEO E LE LEGGI

 Il Timeo narra la storia dell'origine dell'universo. Platone dichiara che sta raccontando un mito, offrendo una descrizione probabile e non scientifica del mondo. In principio, il mondo era caos e disordine, una materia informe. Il demiurgo, un artefice divino, dà ordine a questo caos ispirandosi alle idee, soprattutto al Bene. Modella la materia primordiale, trasformandola in un cosmo armonioso e vivente, dotato di un'anima che avvolge e governa l'universo.

Platone contrappone l'intelligenza alla necessità (la natura e il caso). L'universo nasce dalla combinazione di elementi necessità e intelligenza, ma la ragione non può eliminare del tutto il caos, che persiste come male e disordine.

Nel Timeo, Platone descrive come il demiurgo, soddisfatto della sua opera, decise di rendere il cosmo ancora più simile al mondo ideale ed eterno. Non potendo creare nulla di eterno nel mondo fisico, il demiurgo creò il tempo, descritto come «un'immagine mobile dell'eternità». Il tempo, con la sua suddivisione in giorni, mesi e anni, fu introdotto per dare ordine agli eventi naturali e umani. 

Il demiurgo collegò il tempo al moto regolare degli astri, che Platone considera divinità visibili. Le anime umane, prodotte in numero pari a quello degli astri, furono abbinate agli astri stessi e dovettero imparare a dominare le passioni. Le anime che riusciranno a farlo vivranno nella giustizia e torneranno al loro astro, mentre quelle dominate dalle passioni dovranno reincarnarsi finché non si purificheranno.

Queste idee formano una religione astrale, in cui il Bene, considerato il modello perfetto, è situato negli astri. Il loro movimento regolare rappresenta la perfezione del Bene supremo e costituisce l'orologio del mondo. Platone vede in questo ordine celeste una risposta alla domanda sulla giustizia, riflettendo l'armonia che governa l'universo e guida la condotta umana.

Tra il *Timeo* e le *Leggi* c'è una continuità ideale: Platone cerca di trasferire l'ordine armonioso del mondo nella società tramite lo Stato e l'educazione. Le *Leggi*, ultima e più lunga opera di Platone, pubblicata postuma in dodici libri, delineano una legislazione dettagliata per la vita dei cittadini. Alcuni critici del Novecento sostengono che Platone sostituisce la ragione con la teologia e teorizza uno Stato repressivo. Tuttavia, le *Leggi* continuano il progetto politico di Platone, cercando di evitare il conflitto sociale e costruire una società giusta. Platone, più concreto e disincantato, sostituisce la descrizione utopica del governo ideale con una visione realistica basata sulla forza delle leggi, concludendo che in uno Stato ordinato la legge deve essere inviolabile anche per chi governa.

LE LEGGI

Nel primo libro delle *Leggi*, Platone paragona l'uomo a una marionetta nelle mani del dio, con fili che rappresentano le passioni che lo tirano in direzioni opposte. Tra questi fili, c'è il sacro filo d'oro della ragione, che conduce sempre alla virtù e rappresenta la legge comune dello Stato. Questo filo, flessibile e migliore degli altri, può essere seguito grazie a una corretta educazione che guida i cittadini verso la virtù e la giustizia. La ragione umana, riflesso di quella divina che governa il cosmo, deve essere la guida dell'uomo. Le leggi, espressione concreta della ragione e dell'ordine cosmico, sono necessarie per guidare gli uomini imperfetti e soccorrere la loro natura, aiutandoli a superare le passioni rappresentate dai fili di ferro.

Nelle leggi, Platone presenta una visione dettagliata di una città-fortezza, caratterizzata da una stretta regolamentazione dei matrimoni e delle nascite per assicurare la stabilità sociale. Il matrimonio è concepito esclusivamente per la procreazione, con norme severe che scoraggiano comportamenti considerati rischiosi per l'ordine pubblico. Introduce l'organo dei "Custodi della legge" incaricato di far rispettare la legislazione, garantendo che essa sia la guida principale della città, al di sopra degli arbitri dei governanti, assicurando così una governabilità basata su principi oggettivi e non soggetti a interessi personali.

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